Per la Cassazione, n. 23324/2021, se c’è subordinazione scattano le garanzie contrattuali ed economiche: definitiva la condanna a pagare 53mila euro

Chiamare una amica o conoscente a “dare una mano” nello studio legale può rivelarsi molto costoso per l’avvocato qualora la prestazione assuma i caratteri del lavoro subordinato a prescindere dall’esistenza di un contratto ed anche dagli “accordi” presi dalle parti. Quello che conta infatti è come si è determinato in concreto il rapporto, dando priorità alle modalità effettive di svolgimento del lavoro.

La Corte di cassazione, sentenza n. 23324 del 24 agosto scorso, ha così definitivamente respinto il ricorso di una coppia di avvocati nei confronti di una loro conoscente impiegata per circa 6 anni all’interno dello studio confermandone così la condanna a pagare circa 53mila euro, oltre accessori, a titolo di differenze retributive.

Fonte Norme e Tributi Plus Diritto de “Il Sole 24 Ore” del 25/08/2021